"Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per combatterla"
Martin Luther King
Cosa devi sapere sul tumore al seno
Il seno è un organo complesso deputato fondamentalmente alla produzione di latte durante l’allattamento. Per questa sua funzione secretiva è anche denominato “ghiandola mammaria”. L’organo è costituito dalla cute, dal sottocutaneo, dalla ghiandola mammaria e dallo strato connettivale adiposo retromammario.
La mammella può essere idealmente suddivisa in quattro quadranti, costituiti da due linee perpendicolari che si intersecano presso il capezzolo.
Più nel dettaglio, il tessuto mammellare è composto da una componente:
– ghiandolare, (15-20 lobi, ognuno dei quali ha uno sbocco verso il capezzolo);
– di tessuto adiposo, in cui sono concretamente inserite ed immerse le strutture ghiandolari;
– fibrosa di sostegno, che genera suddivisioni tra le diverse appendici ghiandolari
Presso l’apice della mammella, si trova il capezzolo, una prominenza, cilindrica che presenta all’apice 10 -12 orifizi che rappresentano gli sbocchi dei dotti galattofori. Esso è circondato dall’areola, una regione circolare pigmentata avente diametro di 3-5 cm. L’areola è costituita da piccole sporgenze, generate dalla presenza sottostante di ghiandole sebacee, dette di Montgomery.
Sia l’areola sia il capezzolo possiedono del tessuto muscolare che permettono di contrarsi in risposta a stimoli vari.
La mammella subisce notevoli modificazioni durante la gravidanza. L’areola, infatti, assume una colorazione più scura ed aumenta di diametro. Ciò è legato essenzialmente all’azione degli ormoni gonadotropi e, successivamente, dalla prolattina. La consistenza, poi, aumenta notevolmente in seguito al parto e durante il periodo dell’allattamento.
Le mammelle divengono più turgide durante il periodo mestruale e, in maniera più o meno evidente, in seguito all’eccitazione della donna. L’invecchiamento porta invece ad un progressivo calo di volume della mammella.
Tra le patologie che colpiscono la mammella figurano patologie genetiche e patologie legate allo sviluppo. Tra le patologie genetiche figurano la politelia (più capezzoli) o la polimastia (più ghiandole mammarie). Tra le patologie legate allo sviluppo, si può verificare nei maschi uno sviluppo volumetrico mono o bilaterale, detto ginecomastia.
La mammella femminile, invece, nel corso dello sviluppo può andare incontro ad un numero maggiore di anomalie, tra cui:
– il mancato sviluppo nel periodo della pubertà, solitamente legato a casi di agenesia delle ovaie o di deficienza ovarica;
– l’ingrossamento prematuro dell’organo, spesso correlato ad una sindrome di pubertà precoce;
– l’ipertrofia dell’organo (detta anche macromastia)
Possono anche verificarsi casi in cui una o entrambe le mammelle mancano. In ogni caso, le patologie vere e proprie sono legate a problemi nel delicato equilibrio degli ormoni provenienti essenzialmente da surrene e, soprattutto, dall’ipofisi. Altri fattori determinanti lo sviluppo di patologie sono eventuali lesioni traumatiche a cui la mammella viene sottoposta o processi infiammatori cronici, e le patologie tumorali.
La prevenzione oncologica per il tumore del seno è rappresentata da una riduzione dei fattori di rischio comportamentali: un’adeguata attività fisica, l’abolizione del fumo, l’uso morigerato dell’alcool, l’abitudine a una sana alimentazione. La strategia più sicura che conduce alla guarigione è quella di ottenere la diagnosi precoce, quando il tumore non ha dato segni della sua presenza.
La mammografia e l’esame più efficace e lo screening costituisce il programma di politica sanitaria più efficiente.
La visita senologica e l’ecografia non rappresentano esami indicati per la prevenzione. Il loro utilizzo deve essere inserito a complemento della mammografia, quando ritenuto doveroso. Se esiste un sospetto clinico in una persona con età al di fuori della fascia di screening rivolgersi al Medico curante, che la invierà al Centro di Senologia.
Ogni ASL ha un Centro di Screening al quale devono far riferimento le donne residenti di età tra i 50 e i 74 anni, le quali eseguono una mammografia ogni due anni, con invito mediante lettera a domicilio o con appuntamento telefonico contattando il Numero Verde del Centro.
Per l’accesso, non è necessaria la richiesta del Medico curante. La mammografia é gratuita, cosi come lo sono tutti gli altri accertamenti che dovessero rendersi necessari, per proseguire l’approfondimento diagnostico
(ingrandimenti mammografici, ecografia, agobiopsia per esame istologico, risonanza
magnetica) e tutte le cure successive nel Centro di Senologia.
Nella nostra ASL Roma 1 la Sede del Centro di Screening è in Via Fornovo 12 Tel. 06.6835.3320 Numero verde: 800.536.693 e le mammografie vengono eseguite nei vari presidi del vasto territorio. Le donne in età inferiore ai 50 anni si rivolgono al Medico curante, che provvede alla prescrizione periodica della mammografia e a valutare gli esiti. Tra i 45/49 aa la mammografia biennale è esentata dal ticket sanitario (codice D03).
Per i casi sintomatici rivolgersi con fiducia agli Ambulatori nei Centri di Senologia. Il Centro Integrato di Senologia (Breast Unit) è il luogo identificato, autorizzato da delibera regionale, in cui si svolge attività di diagnosi cura e riabilitazione alle donne
con tumore della mammella. Riunisce tutte le specialità implicate: radiologia, anatomia patologica, oncologia medica chirurgica, senologica, radioterapia, medicina nucleare, fisioterapia e riabilitazione, genetica medica e psicologia.
La Asl Roma1, in convenzione con il Patronato Epas, fornisce assistenza gratuita ai pazienti durante il percorso di cura per il riconoscimento dell’invalidità civile, legge 104 e pensioni di inabilità. Tutti i martedì mattina dalle 8 alle 12 presso il reparto di senologia dell’Ospedale Santo Spirito nel Cortile dei Frati, Lungotevere in Sassia 1 e tutti i giovedì mattina dalle 8 alle 12 presso il reparto di radioterapia dell’ ospedale San Filippo Neri, padiglione D piano – 2.
Tel. 0645650167 – Cell. 3711444028
Grazie al lavoro integrato del Team Multidisciplinare, la persona con neoplasia mammaria effettua l’intero percorso diagnostico-terapeutico in un unico contesto, evitando il faticoso pellegrinaggio tra vari specialisti dislocati in centri diversi, che spesso si traduce in interventi tra loro privi di connessione e continuità.
Ricevere la diagnosi di tumore al seno mobilita reazioni di vario tipo come la disperazione per il timore di essere di fronte ad una sentenza drammatica e senza soluzione; a volte invece sospendiamo le emozioni come non poter credere che questo sia successo proprio a noi, noi che fino a quel momento abbiamo fatto di tutto per salvaguardare la nostra salute; oppure la reazione può essere quella della rassegnazione di fronte a qualcosa di ineluttabile che ci fa sentire impotenti; altre volte si mobilitano sentimenti di colpa legati alla trascuratezza, al non essersi presi abbastanza cura di sé.
La modalità che il medico ha di comunicare la diagnosi può aiutarci a reagire con la speranza in una buona prognosi e facilitare il percorso di cura a cui si va incontro.
La diagnosi oncologica è spesso vissuta come un evento traumatico che può modificare la percezione di sé e delle relazioni con gli altri mettendo la persona in una condizione di sofferenza molto profonda.
La condivisione delle emozioni (paura, angoscia, senso di perdita, rabbia, vergogna) che accompagnano l’aspetto traumatico è l’unico modo che permette di sopportarlo, elaborarlo, e trasformarlo.
Non essere soli di fronte alla sofferenza, ma poterla esprimere a qualcuno disposto ad accoglierla e restituirla rende il percorso della cura più sopportabile. Ma non sempre questo è possibile all’interno della propria cerchia di affetti, anche le persone vicine sono coinvolte e non sempre hanno la capacità di sostenere la sofferenza che ne deriva.
Il tempo della cura diviene per molte donne un momento di riflessione e di rivisitazione della propria vita, delle relazioni, dell’uso del tempo, accedere ad un percorso psicologico permette di esprimere ed elaborare le nuove emozioni con una persona e uno spazio dedicato, nel rispetto dell’individualità e delle differenze di ognuno.
Sono di grande aiuto anche le situazioni di gruppo (gruppi di donne che stanno vivendo la stessa esperienza, che sono in diverse fasi del percorso di cura, o che sono uscite dalla malattia) sia quelli con finalità terapeutiche che quelli che promuovono esperienze finalizzate a sostegni specifici (rilassamento,
riabilitazione, alimentazione, cure estetiche, attività ludiche); partecipare a questi gruppi significa potersi confrontare, condividere, rispecchiare i propri vissuti, e di non sentirsi soli durante il percorso di cura.
Il tumore al seno sembra rappresentare “la ferita” in aspetti molto femminili e pone interrogativi specifici della vita di una donna: la femminilità, la maternità, la sessualità, il proprio ruolo nelle relazioni affettive e lavorative.
Il sentimento comune è quello della perdita, non solo del seno, ma di ciò che rappresenta in relazione a sé stessa agli altri, perdita che se non elaborata rischia di lasciare solo un vuoto depressivo.
Ma la perdita può essere sostituita con il ritrovare una nuova sensazione di sé, la vicinanza con elementi della propria storia e delle proprie risorse che se recuperati possono divenire una nuova possibilità di investimento nel futuro.
E’ quello che succede a molte donne che utilizzano creativamente l’esperienza di crisi e che raccontano di sentirsi trasformate da questa esperienza, costrette, come forse non erano riuscite a fare in altri momenti di vita, a prendersi cura di sé, non solo per la cura del corpo, ma anche della propria interiorità…
Il percorso di cura oncologico può essere a volte lungo, faticoso, e difficile, ma nella maggior parte dei casi si esce dalla malattia e si recupera la propria vita e le cose che si sono sospese.
MANGIARE SECONDO NATURA DI DEBORA RASIO
Dieta mediterranea: tanta fibra contro il tumore al seno
Un dieta sana, come ormai dovremmo sapere, è il primo farmaco che ogni giorno ci protegge e ci aiuta a prevenire malattie anche gravi come quelle cardiovascolari, metaboliche e gli stessi tumori. Ciò che mangiamo gioca un ruolo chiave per la salute e, rispetto ad altre popolazioni e aree geografiche, noi siamo fortunati potendo contare sulla Dieta mediterranea, una delle più efficaci contro le malattie ricca com’è dei grassi buoni del pesce e dell’olio d’oliva, così come delle fibre presenti nella frutta, nella verdura, nei cereali integrali e nei legumi. Ecco che un nuovo studio, statunitense, si aggiunge all’ampia letteratura scientifica che tesse le lodi della Dieta mediterranea cogliendone la specifica capacità di agire sulla popolazione batterica delle ghiandole mammarie e prevenire, così, il tumore al seno.
I BATTERI BUONI NON ABITANO SOLO NELL’INTESTINO
Se è noto che nell’intestino abita una popolazione di miliardi di batteri buoni – chiamata microbiota – dai quali dipendono moltissimi aspetti della nostra salute e del nostro benessere, meno noto è che simili popolazioni risiedano anche in altre parti del corpo, incluse le ghiandole mammarie. Questi batteri del seno sono stati identificati relativamente di recente e subito gli scienziati si sono interrogati su un loro possibile ruolo nel cancro che affligge milioni di donne al mondo. È stato così visto che nelle donne malate la presenza di Lactobacillus nel microbiota del seno era molto ridotta rispetto alle donne sane.
LACTOBACILLUS FINO A DIECI VOLTE IN PIÙ
Partendo da questo assunto gli scienziati hanno preso in esame degli esemplari di scimmie, i primati più simili all’uomo. Per 31 mesi un gruppo di esse è stato nutrito secondo i precetti della Dieta Mediterranea e un altro gruppo, invece, ha seguito una dieta cosiddetta “occidentale” ricca di grassi, zuccheri e povera in fibra e nutrienti essenziali. Ecco, proprio la fibra della quale è ricca la nostra dieta ha fatto la differenza. Essa infatti, quando è metabolizzata dai batteri dà origine a metaboliti che interagiscono con le cellule della ghiandola mammaria e spengono l’infiammazione, una delle principali cause di malattie croniche, tumore incluso. Si è così visto che la presenza di Lactobacillus nei primati alimentati con Dieta mediterranea era di dieci volte superiore rispetto agli altri che avevano seguito la dieta “occidentale”.
UNA PREVENZIONE “LOCALE”
È stata così nuovamente dimostrata l’efficacia della dieta come strumento di prevenzione. Il passo in avanti che compie questo studio è evidenziare il potenziale protettivo della Dieta mediterranea non più solo a livello generale, bensì anche locale, specificamente nel seno riuscendo a influire direttamente sulla popolazione di batteri delle ghiandole mammarie.
QUALCHE FONDAMENTALE…
Iscritta nella lista Unesco dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità, la dieta mediterranea rappresenta la sintesi delle conoscenze e delle pratiche riguardanti l’alimentazione che i popoli del Mediterraneo hanno sviluppato nel corso dei secoli e condensato in uno stile nutrizionale fra i più salutari al mondo. Essa è fondata sull’utilizzo di cereali integrali, legumi, erbe, spezie, verdura, olio extra vergine di oliva, semi oleosi e frutta, cibi coadiuvati da un consumo limitato di prodotti animali quali pesce, carne e formaggi. Gli alimenti vegetali sono infatti virtuosi non solo per l’apporto di vitamine, minerali e antiossidanti, ma anche per la ricchezza in fibra solubile, un nutriente sempre più indispensabile per la salute a causa della sua profonda, benefica, interazione con la flora batterica intestinale e con le altre popolazioni di batteri che abitano dentro di noi. Ecco perché è importantissimo recuperare l’utilizzo di cereali integrali e legumi, da affiancare a verdura, frutta secca oleosa e frutta fresca, aumentando in modo semplice l’introito giornaliero di fibra.
FONTE Carol A. Shively, Thomas C. Register, Susan E. Appt, Thomas B. Clarkson, Beth Uberseder, Kenysha Y.J. Clear, Adam S. Wilson, Akiko Chiba, Janet A. Tooze, Katherine L. Cook. Consumption of Mediterranean versus Western Diet Leads to Distinct Mammary Gland Microbiome Populations. Cell Reports, 2018.
https://www.airc.it/cancro/prevenzione-tumore/alimentazione/stili-di-vita-anti-cancro
https://www.pleinair.it/mangiare-secondo-natura/prevenire-i-tumori-a-tavola/
https://youtu.be/EHHMJkzbezQ
Prima di tutto è molto importante prendersi cura della propria pelle, dobbiamo infatti sapere che le terapie oncologiche per le neoplasie colpiscono determinati fattori di crescita delle cellule tumorali che però sono presenti anche nelle cellule della pelle, causando danni e lesioni di varia natura al nostro organo più esteso.
I disturbi più diffusi della pelle in terapia oncologica (radio, chemio e farmaci “biologici”) sono secchezza cutanea, colorito spento, prurito, infiammazioni, dermatiti, follicoliti e rush cutanei.
Capita spesso che i pazienti risentano fortemente di questi danni collaterali, sia da un punto di vista fisico, sia psicologico, per cui è bene non sottovalutarli.
Cosmetici per pazienti in cura oncologica: consigli pratici
Parlando di prodotti cosmetici, viene naturale rivolgersi ad un pubblico femminile ma, ovviamente, i consigli valgono anche per gli uomini.
Alle pazienti in cura oncologica viene consigliato di seguire una routine di bellezza ad-hoc per contrastare il più possibile i danni cutanei collaterali.
Alcuni consigli:
– Detergenza delicata: per evitare la secchezza cutanea, bisogna presentare molta attenzione ad utilizzare prodotti per la detergenza che contengano tensioattivi non aggressivi, dal basso potere schiumogeno, per salvaguardare il film idrolipidico.
– Idratazione e nutrimento: di estrema importanza al fine di contrastare secchezza, prurito, infiammazioni e opacità è l’applicazione di prodotti cosmetici dalle proprietà fortemente idratanti e nutritive, che idratino la pelle in profondità andando a ripristinare l’equilibrio idrico.
-Per struccare gli occhi basta premere leggermente il dischetto di cotone imbevuto senza strofinare.
In questa area meglio utilizzare gel o creme leggere e mai spalmarli sulla palpebra superiore perché potrebbero entrare negli occhi, ma al di sotto della palpebra nella zona perioculare e fare dei leggeri movimenti con i polpastrelli.
Le donne sottoposte a trattamenti oncologici hanno gli occhi molto delicati. Soffrono spesso di congiuntivite oppure lacrimano spesso. Ecco quindi che è opportuno usare prodotti testati e di ottima qualità.
Scegliere sempre cosmetici ipoallergenici o dermocosmetici naturali affini per pelle sensibile e disidratata.
Per le borse e occhiaie è anche utile massaggiare il contorno occhi con le dita con movimenti circolari e facendo delle piccole pressioni (pompaggio) sui gangli linfatici che sono situati nella punta esterna degli occhi dirigendo il flusso verso le orecchie.
Quando ci saremo prese cura della nostra pelle sarà più facile passare al make-up, non dimentichiamo che una buona skin-care è importantissima per la riuscita e la resa di qualsiasi trucco, anche per quello più semplice oltre che fondamentale come uso e rito quotidiano per il proprio benessere.
Uno dei Centri autorizzati dalla Regione Lazio è il nostro, dell’ASL Roma1, che opera in due
sedi:
- Ospedale Santo Spirito, Cortile dei Frati, Lungotevere in Sassia, 1
Tel. 06 6835.7138, Fax +39 06 6835.7139, email: senologia_s.spirito@astromal.it - Ospedale San Filippo Neri, Via G. Martinotti, 20
Tel. 063306.2627, Fax +39 0633062.2528, email: senologia.sfn@aslroma.it
Prenotazioni al CUP Regionale (con impegnativa per Visita Senologica), Tel. 06 99 39